L’etica nel servizio sociale
PAOLO GOMARASCA – Ricercatore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Visiting Professor presso la Facoltà di Teologia di Lugano e membro dell’Ecole de Psychanalyse des Forums du Champ Lacanien.

1. Quali sono i valori e i principi morali sui quali si fonda l’etica del servizio sociale?
Ci sono due principi che rappresentano la cornice etica del servizio sociale: il primo è la centralità della persona umana, riconosciuta nella sua singolarità irripetibile. Questo significa che non è possibile, ad esempio, ragionare di cura secondo uno standard preconfezionato di intervento. Il codice deontologico è molto esplicito su questo punto: ogni caso va preso nella sua specificità inedita. Il secondo lato della cornice è il rispetto del contesto socio-politico: la persona non viene mai riconosciuta in astratto, ma sempre in relazione ai legami che rappresentano la tessitura relazionale del suo essere concretamente al mondo. È infatti da questa tessitura che dipende il benessere o il malessere di una persona ed è perciò a questo livello che si situa il progetto di aiuto.
2. Con quali strumenti professionali si affronta un dilemma etico?
Il dilemma etico richiede un allenamento specifico alla messa in discussione. Il termine antico che Aristotele usava è “deliberazione”: significa letteralmente “tenere consiglio con se stessi”, cioè vagliare ragioni in conflitto rispetto a corsi d’azione diversi, soprattutto attraverso il confronto con altri. La deliberazione è come una specie di setaccio, un filtro che consente di selezionare l’argomento migliore per una specifica situazione, dove “migliore” è sempre quel corso d’azione che procura maggior beneficio alla persona più debole coinvolta nel caso. Questa capacità riflessiva è dunque una skill necessaria, ma che non si impara da soli. Potremmo così dire che lo strumento professionale per affrontare il dilemma è la rete, intesa come spazio di messa in discussione, finalizzato a costruire la scelta migliore nelle peggiori condizioni che i casi, non di rado, presentano.
3. L’etica può essere vista come un concetto astratto. Ma, per i professionisti del lavoro sociale, diventa una questione pratica quotidiana. Come si convive con questo “paradosso”?
Il nesso tra astratto e concreto è il paradosso tipico di un’etica autentica: la difesa di principi universali deve sempre trovare una misura di compromesso con la situazione in cui ci si viene a trovare; viceversa non è possibile comportarsi in modo etico in una situazione particolare mettendo completamente tra parentesi alcuni riferimenti fondamentali, come ad esempio certi diritti tipicamente umani, da cui dipende la dignità delle persone direttamente coinvolte in un caso. Quindi, il paradosso è sostenibile semplicemente cercando di evitare due semplificazioni patologiche: l’atteggiamento dogmatico di chi difende i principi senza guardare mai alle conseguenze concrete; e l’atteggiamento relativista di chi cerca il compromesso con la situazione, anche a costo dei principi.